L'estrusione è di gran lunga il più importante e più antico metodo di lavorazione e formatura di materiale plastico. Questo processo riguarda quasi tutti i polimeri termoplastici sintetici (polipropilene, polietilene, policarbonato, polistirene, polimetilmetacrilato, ecc.), ma è ampiamente diffuso anche nella lavorazione di elastomeri, polimeri tecnici e materiali compositi per i più svariati campi applicativi, quali packaging, processamento materiale plastico “vergine” e riciclato, edilizia, settore automobilistico e aerospaziale. Grazie ai continui sviluppi tecnologici nel campo dell’estrusione, la gamma di prodotti processabili include, oltre ai tradizionali granuli di materiale polimerico (pellets), polveri metalliche e di natura organica, ossidi e materiali ceramici, fibre, paste e dispersioni ad elevato contenuto di liquidi. I moderni sistemi di estrusione possono perciò rispondere ad esigenze applicative anche nei settori ceramico, alimentare e farmaceutico, oltre che nella ricerca e sviluppo di nuovi materiali e processi produttivi.
Da un punto di vista pratico l'estrusione avviene facendo passare il materiale allo stato fuso attraverso uno strumento chiamato matrice o trafila (die) che impartisce al prodotto la sua forma finale. Da un punto di vista operativo, i principali parametri che concorrono al successo del processo di estrusione sono:
I processi di estrusione possono essere suddivisi in due macrocategorie: a singola vite o a doppia vite.
L’estrusione a singola vite sfrutta il principio della vite di Archimede per trasportare e comprimere materiali allo stato fuso all’interno di un cilindro ed è principalmente utilizzata per la produzione di prodotti finiti o semilavorati di forma diversa, a seconda del tipo di trafila (o matrice) utilizzata. Il processo industriale di estrusione a vite singola si sviluppa a partire dalla seconda metà del IX secolo con i primi macchinari muniti di riscaldamento, ma è con la fine della seconda guerra mondiale e con la diffusione su larga scala di prodotti termoplastici (su tutti polipropilene e polietilene) che il processo di estrusione diventa la tecnologia più utilizzata per la lavorazione di materie plastiche.
Oggi il processo di estrusione mono-vite è ampiamente utilizzato per la produzione di tubazioni, cavi, profilati, fogli e laminati per i più svariati settori applicativi.
In figura 1 sono riportati i componenti principali di un estrusore mono-vite:
Figura 1. Rappresentazione schematica delle componenti principali di un estrusore mono-vite
Figura 2. Sezioni geometriche di una tipica vite per SSE
Gli estrusori bi-vite presentano gli stessi componenti principali degli estrusori mono-vite, ma a differenza di questi ultimi in cui il materiale allo stato fuso viene semplicemente trasportato e compresso, gli estrusori bi-vite consentono di realizzare una gamma molto più ampia di operazioni, quali processamento, miscelamento, dispersione, trasferimenti di massa e reazioni chimiche (come reticolazioni o formazione di schiume) volte alla fabbricazione di materiali avanzati per diversi settori applicativi, anche non tradizionalmente legati al mercato delle materie plastiche. Attraverso un processo di estrusione bi-vite è infatti possibile realizzare miscele polimeriche, film multicomponente per packaging, fibre e filamenti in materiali compositi, decking strutturali e laminati, componenti per il settore automotive, nanocompositi e materiali polimerici ad elevato contenuto di cariche, materiali ceramici, granulati farmaceutici, impianti biodegradabili, materiali ad elevato contenuto di liquidi per il settore alimentare (wet extrusion).
I criteri per la suddivisione delle principali tipologie di estrusori bi-vite sono:
Fig. 3. A) viti coniche assemblate su un estrusore Thermo-Haake MiniLab 3; B) viti parallele co-rotanti assemblate su un estrusore Thermo-Haake TSE24-MC
Esistono poi diverse combinazioni dei criteri sopraelencati in funzione della specifica applicazione richiesta: ad esempio viti interpenetrate sono generalmente utilizzate per trasportare e comprimere, viti non interpenetrate (o tangenziali) possono essere utilizzate per mescolare fluidi a bassa viscosità, viti coniche contro-rotanti vengono generalmente utilizzate per lavorare materiali sensibili alle alte temperature (come PVC), mentre viti parallele co-rotanti rappresentano generalmente la scelta più efficace per il processamento e la produzione di materiali complessi (miscele polimeriche, elastomeri, materiali compositi, reazioni chimiche in-situ, ecc).
Negli estrusori bi-vite di piccola e media dimensione (i.e. con produttività inferiori ai 100 kg/h) le viti non sono realizzate in un unico blocco di metallo, ma sono generalmente costituite da un albero a sezione esagonale o ottagonale, sul quale vengono assemblati degli elementi di dimensioni variabili che determinano le specifiche caratteristiche geometriche (e fluidodinamiche) delle corrispondenti zone all’interno del canale di estrusione. La possibilità di combinare elementi di trasporto, mixing, distribuzione, dispersione, transizione e scarica (discharge) contribuiscono in modo decisivo alla versatilità e all’efficacia degli estrusori bi-vite nel processamento di materiali complessi.
Alcuni dei processi realizzabili con estrusori bi-vite sono:
Fig.4. Rappresentazione schematica del meccanismo di mixing all’interno di un estrusore bi-vite con meccanismo co-rotante: il materiale segue un percorso a “8” mentre viene costantemente trasferito da una vite all’altra; il processo di mixing è il risultato dell’effetto combinato di temperatura, energia meccanica ed attrito che si genera tra il materiale, la coppia di viti e la parete del cilindro.